mercoledì 1 settembre 2010

IL CIOCCO - by Ste




Questo è un racconto scritto da Stefano qualche tempo fa. Riordinando i testi e le cartelle sul pc eccolo, è spuntato come un fiore.



Il mio Ste, che quest’anno il Natale non lo passerà con noi, ma in un altro continente…


Anche questo è un modo per averlo un po’ più vicino malgrado le distanze, amche se sempre nel cuore, come un marchio indelebile.

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Il Ciocco
di Stefano Maresti


Ho appena finito di scaricare la macchina, dopo il delirio di oggi.
Il centro commerciale era un carnaio, e poi io come al solito mi riduco sempre all'ultimo con i regali. Ma non è questo il punto.



Sto nascondendo i pacchi nel garage, per poi venire a prenderli stasera
con Gemma, dopo aver messo a letto i bambini, quando ad un certo punto sento un rumore, come di campanelli. Poi, mentre il suono si avvicina velocemente, si aggiunge un altro rumore, come se qualcosa strisciasse sull'asfalto. Sembra qualcosa di pesante, ma non gli do troppa importanza, mia moglie e i ragazzi sarebbero arrivati di li a poco. Dovevo sbrigarmi. E tutto d'un tratto, SBAM!



Un forte botto mi spaventa a tal punto da farmi sbattere la testa contro il ripiano sotto il quale stavo nascondendo i regali. La botta mi fa già un male della madonna. Mi volto ed esco per vedere che diavolo succede,mentre sulla testa sento il sangue pulsare sotto la pelle; ed è li che mi blocco.
A bocca aperta, completamente incredulo di fronte a quello che vedo.
Una slitta. C'è una slitta con tanto di renne. Ed è finita contro la mia macchina.
Non so se mi spiego: sono stato tamponato da Babbo Natale!



Sono li fermo, fuori dal garage, con una mano sulla testa, che guardo la mia macchina, con il lato posteriore sinistro mezzo accartocciato.
Mentre cerco di capire come sia successo questo casino, un ciccione vestito di rosso e barba bianca compare da davanti alla slitta, oltre la mia macchina.
L'urto deve averlo letteralmente sbalzato fuori.
Si da una spolverata al vestito e controlla il danno. Poi, sbuffando si avvicina velocemente alle renne per assicurarsi che stiano tutte bene.
Io son li, fermo come uno scemo, osservo lui che, dopo qualche attimo di scompiglio, si calma. Quindi si gira verso di me e mi fissa.



Fa una faccia tipo "porca eva, e adesso cosa diamine gli racconto?", poi comincia a camminare a passo spedito nella mia direzione. Io sono paralizzato talmente non credo a quello che vedo. Si ferma a due metri circa da me. Sembra parecchio dispiaciuto, sbuffa, ed è visibilmente imbarazzato. Si volta verso la mia macchina un'altra volta, poi di nuovo verso di me e dice
«Scusa figliuolo. Mi dispiace per la macchina, davvero, ma Rudolf quest'anno ha preso un brutto raffreddore e con questa nebbia, la poca luce...non vedo molto bene la strada...»
Fa una pausa e mi guarda.
Io sono immobile, sempre a bocca aperta, davanti a lui.



Mi limito ad annuire.
«Senti, io adesso avrei la solita faccenda da sbrigare. Sai, girare il mondo in una notte sola è una faticata...comunque non ti preoccupare, farò in modo che ti arrivino i soldi per ripagare il danno ok?
Dammi solo un pò di tempo che poi sistemo tutto io, va bene Tom?»
Quando dice il mio nome ho un sussulto. Gli rispondo «Si si», e nel frattempo penso "ma cosa sto dicendo?? Mi ha sfasciato la macchina!".
Lui a quel punto mi fa «Eddai non prendertela. Fidati che ti risarcisco, Santa Claus ha mai mentito a qualcuno? Oh oh oh!
tu pensa a passare delle buone feste, ok Tom? Buon natale!»
Fa per avviarsi ma si blocca di colpo nel prato innevato, si gira e dice «Ah, dimenticavo: dì a Ricky di smetterla di mettere ogni anno nella lista dei regali anche quella sua insegnante di francese...come si chiama...la signorina Johnson! Tuo figlio per certe cose è un pò precoce. Anche se devo ammetterlo, ha buon gusto, ehehe.»
Detto ciò, si gira e se ne va spedito verso la slitta.



Io annuisco di nuovo, in piedi, davanti al garage aperto. Lui salta a bordo della slitta, grida il suo solito "Oh oh oh!" e la slitta, con le renne, i regali, e tutto il resto si alza da terra, fino a scomparire oltre gli alberi che costeggiano il viale.



Ve lo giuro.
Dopo dieci minuti buoni comincia a nevicare.



Arriva mia moglie con Anna e Ricky che io sono ancora li, fuori dal garage, a guardare il cielo.
Mi chiedono cosa sia successo alla macchina e quando lo spiego a Gemma, si arrabbia tanto che mi tiene il muso per tutto il giorno di Natale. Pensava che volessi nascondergli qualcosa. La riparazione mi sarebbe costata più di 700 dollari. Poi a S. Stefano mi chiamano dal comune.
Dicono che abbiamo vinto i duemila dollari in palio per la lotteria di Natale.
Sto di nuovo per dire al tizio della segreteria che dev'esserci un errore, che io non ho comprato nessun biglietto numero 198, che noi abbiamo passato il giorno di Natale a casa tutti insieme, quando sento qualcosa in tasca che mi da fastidio. Infilo la mano e trovo un biglietto di carta azzurra con su scritto Lotteria di Natale - Biglietto n° 198.
Sotto ci sono il mio nome, cognome, indirizzo e numero telefonico di casa.



Tornato in salotto Anna mi corre incontro sorridente. Mentre la prendo in braccio mi chiede come ha fatto Babbo Natale a far passare la sua casa delle bambole da un camino stretto come il nostro.



«Magia.» è l’unica risposta che mi viene in mente.


Fine

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