giovedì 1 maggio 2008

TEMA DI STEFANO

Tema di Stefano – ISTITUTO STATALE D’ARTE – Monza Classe 3° sezione C - 9 marzo 2002



LA GUERRA



Ogni giorno si combatte, ognuno di noi combatte. Si combatte per avere dei risultati, per riacquistare la propria salute, per riavere la propria casa, o la propria vita…ogni giorno.

La guerra esiste sotto milioni di punti di vista, l’uno diverso dall’altro o magari simili, ma un conflitto c’è sempre. C’è chi interpreta la guerra come un “ semplice scontro “ (armato o a mani nude) tra due o più gruppi di persone, che avrà come finale il consueto bilancio di morti e feriti. Questo è ciò che molti intendono come guerra, quella che tutti conoscono.

Io però so che non è l’unica guerra da combattere : conosco la “ mia guerra “, perché anch’io combatto. Combatto per le mie opinioni, combatto per mantenere alto il mio rendimento scolastico, combatto per le piccole cose d’ogni giorno e anche questa è guerra.

Da piccolo il mio unico nemico poteva essere solo il cattivo, presente in ogni favola che mamma e papà mi raccontavano la sera., prima di addormentarmi. Ora però ho nemici più seri e pericolosi a cui badare, nemici come le brutte compagnie, l’alcool, le droghe.

Penso a me stesso come ad un piccolo esercito a capo del quale c’è un omino che impersona il mio intelletto. Un comandante che guida ogni parte del mio corpo in modo che possa difendermi nel miglior dei modi dai nemici della vita.

Ora tutto ciò che mi aspetto dal futuro è ancora guerra, perché il nemico è dovunque e chiunque; i nemici , gli ostacoli da superare saranno tantissimi, soprattutto nel mio futuro, quello in cui avrò un lavoro, una casa e magari una famiglia da mantenere. Ecco quindi il mio concetto di guerra e nemico, la mia riflessione, riassumibile anche in una parola : sopravvivenza.

La guerra è giusta se combatti per i tuoi ideali in modo leale, senza danneggiare il prossimo e dando anche a chi non ti vuole bene, la possibilità dei tuoi stessi diritti.
La guerra è ingiusta se combatti per qualcuno che afronta il prossimo solo per proprio interesse o se combatti per te stesso senza tenere conto dell’opinione altrui, senza mezze misure e senza concedere spazio a nessuno.

La guerra è inevitabile quando sei molto malato e non ti vuoi arrendere al malessere fisico perché sai che non sei più forte, o quando la tua squadra sta perdendo tre a zero, ma sai che anche negli ultimi dieci minuti della partita darai il tuo meglio per far sì, che anche se perderai, ogni tuo sforzo non sarà stato vano.

La guerra si potrebbe evitare se solo la sete di potere dei potenti no sovrastasse la vena di giustizia che è in tutti noi, da sempre.
Non si può fare a meno della guerra, di quella che ti fa stare bene con te stesso e con gli altri, di quella che da nuova vita a chi credeva di non farcela, di quella che ti permette di realizzare i tuoi sogni.

La guerra non è mai giusta quando c’è qualcuno che muore, è giusto però combattere per altre vite, per salvare delle vite e dare vita.

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Mi ricordo che quando Ste, portò a casa il tema che ho trascritto fedelmente parola per parola, suo padre ed io ci stupimmo.

Questo testo scritto da un ragazzo diciassettenne, al di là delle sue frasi “mozze” o delle lacune grammaticali che le sue licenze poetiche ammettevano, ci fece riflettere.

Naturalmente da genitore, si dipinge sempre il proprio figlio con mille aggettivi multicolori e tutti positivi; fu così anche per noi però ci colpì il modo in cui era stato scritto il componimento. Ripetizioni di parole per incidere più sull’argomento, per rinforzare determinate frasi e convinzioni; il fatto che già così giovane pensasse alla sua vita come a una guerra oggi per lui e domani per la sua famiglia “ da mantenere”, ci aveva lasciati senza parole;d’altro canto la disillusione di vivere una vita alla finestra o facile, ogni giorno una conquista, materiale o ideale.

Mi commossi, perché ogni genitore vorrebbe una vita migliore della propria per la propria progenie, mi dava l’impressione di uno che dice
“chi la dura la vince/mi piego ma non mi spezzo “.

Ci fermammo a pensare che non aveva solo in testa i murales, le bombolette, la scuola, la musica e le ragazze. No. Ma già lo sapevamo.

Sono però quelle cose che dai per scontato.E non bisogna farlo. Bisogna fermarsi ad ascoltare anche le voci che non parlano.

Lui che ci porgeva il suo foglio protocollo sorridente per il bel voto e noi con le nostre boccucce a O man mano che leggevamo…..


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Leggere questo testo ora dopo tanto tempo, mi fa ancora oggi sentire più alta del mio metro e cinquantacinque, e fiera come non mai di Stefano.

La sua guerra….pensare già ai doveri di quando si cresce, un lavoro, la famiglia, le compagnie…dentro questo scritto c’è il nostro Stefano, il mio McGiver, l’impegno di fabbricazione che ci abbiamo messo quella volta e la consapevolezza che ci sia, ci gratifica in tanti modi e ci fa felici.

Ora è un uomo, sta camminando nel mondo del lavoro, ha avuto come tutti le sue delusioni ma anche le sue gioie ed io spero che di queste ultime faccia il pieno; ma non lo dico con cuore di mamma, lo spero tanto perché se lo merita perchè in lui vedo caparbietà, impegno, volontà entusiasmo.

Tutte cose che io ho ancora certo, ma un pochino le ho perse per strada, un po’sarà l’età ma sicuramente la sclero che avanza fa la sua parte.

Un amico ci ha detto che abbiamo ben seminato.
Ma un buon raccolto potrebbe incombere nel pericolo di una forte grandinata.
Io guardo su e chiedo ai suoi nonni di dargli sempre una buona occhiata. Tutti e quattro gli hanno insegnato tanto, quindi visto la testa che ha è bene che sia mantenuta bene sulle spalle.

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