Ogni tanto lo sognavo.
Mio padre entrava nel sogno di soppiatto, in silenzio e si metteva lì, da spettatore ed io mi risvegliavo sempre con quella sensazione di incompiuto, di qualcosa che c'era da fare e non era stato fatto, con il solito amaro in bocca, che nemmeno il dentifricio più potente riusciva a mandare via.
Avrei voluto dirgli tante cose, chiedergli come stava, dov'era davvero, accarezzarlo, ma i pochi attimi prima del risveglio in cui lo vedevo nel sogno, non mi davano tempo e spazio per agire, per comporre azioni o pensieri.
Dov'era, come stava ? Aveva incontrato la mamma, aveva perdonato?
Chissà...quante domande galleggiavano nella realtà dell'esser desta.
Anche quella mattina mi alzai più scombussolata del solito; mentre aprivo l'armadio per prendere i jeans i miei occhi si spensero sulla luce del giorno. Lontano sentivo delle voci che cercavo di focalizzare mentre cercavo di aprire gli occhi. Una mano ruvida mi accarezzò il viso e aprii gli occhi.
" Ciao, che ci fai qui?" mi domandò la sua voce. Avevo davanti il suo viso e sentivo forte l'odore del suo dopobarba. Non riuscivo a proferir parola. Certamente stavo sognando di nuovo.
"Ciao Papi" dissi stropicciandomi gli occhi e lo guardai : era bellissimo. Lo toccai e lui mi sorrise.
"Tranquilla, va tutto bene. Cerca di non pensare, non tormentarti per quel che non hai avuto tempo di dire o fare. Il tuo cuore è un libro aperto e qui abbiamo letto tutto : porta avanti la tua vita come sai, serenamente".
Ci abbracciammo forte e chiusi gli occhi pieni di lacrime e quando li riaprii avevo davanti a me la radiosveglia che segnava le 06.34, il solito orario del risveglio, quello di quella mattina.
Cos'era successo, com'era possibile? Avevo forse attraversato il tempo, oppure la nostalgia mi aveva proiettato attraverso, spinta dai sogni notturni ricorrenti ?
Forse avevo trovato delle risposte, ma avevo perso le tante domande...oppure la vita me le aveva cambiate senza dirmi nulla?
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