FRAGILE .
Una parola che suona come una carezza.
Oggi mi sento così…strana.
Una parola che suona come una carezza.
Oggi mi sento così…strana.
E’ stata una settimana piena di cose da fare, al lavoro ho spremuto e sto premendo le ultime gocce, arrivo a sera che sono scarica come una pila e sto usando l’energia di riserva.
Meno male che è venerdi.
Stamattina presto Massimo ha chattato con Stefano che abbiamo sentito ieri telefonicamente.
Sta bene, passa molto tempo a girare distribuendo curriculum alla ricerca di un lavoro; anche là mi sa che non è poi tanto facile…il tempo poi non aiuta, piove da qualche giorno, malgrado il clima sia prettamente estivo.
Se le ricerche non andranno a buon fine entro qualche giorno, dopo il suo compleanno (18/1) si sposteranno da Melbourne ad Ardmona vicino a Shepparton nell’entroterra, sempre nella contea di Victoria.
Speriamo bene.
Da quando Stefano è via, prego ogni sera e ogni mattina; guarda un po’ se dovevo aspettare che mio figlio si allontanasse per avvicinarmi un po’ più del solito alla fede, che ho sempre avuto, ma non ho mai sentito il bisogno di pregare come ora.
Anche per questo mi sento fragile e stamattina mi sono lasciata andare ad un pianto liberatorio, mi ci voleva, in fin dei conti sono una mamma, una persona e non sono così forte come appaio.
Vorrei poter fare qualcosa ma non so cosa, mi sento un po’ sperduta e Stefano, inutile negarlo mi manca.
Finalmente ho il coraggio di scriverlo , è che oggi sento proprio il bisogno di metterlo nero su bianco.
E faccio finta che queste parole si tramutino in un abbraccio, perché è quello di cui ho bisogno adesso.
La vita continua anche qui stamattina ore 8. Domani è un altro giorno e da Stefano adesso sono le 18 di sera di oggi 14 gennaio.
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