Non finisco mai di stupirmi della cattiveria della gente.
Sembra che stia crescendo sempre più velocemente e a volte ci si sente impotenti.
Ho spesso a che fare per lavoro con persone che devono davvero essere molto infelici, se le loro massime aspirazioni riguardano solo il lavoro.
Capisco che è importante e ci permette di mantenere uno stile di vita, di vivere, ma non è tutto lì.
Ci sono i sentimenti, c’è il rispetto, la bontà d’animo, il sorriso, l’empatia, il condividere: queste persone amano primeggiare, tante cose si fanno perché loro lo hanno proposto e/o deciso, di solito hanno una vita piccola, riempita di tante cose materiali, di cose che alla vista fanno benessere esteriore, e non hanno figli.
Ma quello che conta è dentro.
E’ il cuore e sinceramente non le invidio.
Amano mortificare, prevaricare, calpestare, criticare, a volte sentono e mai ascoltano, si fanno grandi delle problematiche altrui fingendosi amiche ma sono false, perché si cibano degli altrui problemi, fingendo di farsi untori e di risolverli. Sono incantatori che prima o poi cadranno da un piedistallo di sabbia.
E’ triste che questo germoglio non venga mai estirpato e che anzi, si stia allargando sempre più,
provo per loro una gran compassione, perché si negano le gioie della sincerità e dell’onestà, condivisione della vita, delle cose belle, dei sentimenti, per lo meno come li vivo io, anche se
quando entro in quest’ufficio spesso e volentieri mi devo mettere (metaforicamente si intende) un tappo nel sedere.
Amano mortificare, prevaricare, calpestare, criticare, a volte sentono e mai ascoltano, si fanno grandi delle problematiche altrui fingendosi amiche ma sono false, perché si cibano degli altrui problemi, fingendo di farsi untori e di risolverli. Sono incantatori che prima o poi cadranno da un piedistallo di sabbia.
E’ triste che questo germoglio non venga mai estirpato e che anzi, si stia allargando sempre più,
provo per loro una gran compassione, perché si negano le gioie della sincerità e dell’onestà, condivisione della vita, delle cose belle, dei sentimenti, per lo meno come li vivo io, anche se
quando entro in quest’ufficio spesso e volentieri mi devo mettere (metaforicamente si intende) un tappo nel sedere.
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